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I rischi della zona rossa, se ne parla al programma radiofonico “24 Mattina”

10622970_771574549552847_8994042290840538870_nAndresti a vivere nella zona rossa del Vesuvio? Questo il sondaggio lanciato da un reportage del settimanale Panorama a cura di Maria Pirro. Nel mirino le abitazioni costruite alle pendici del Vulcano più pericoloso al mondo ed il timore che si continui ad edificare. Prede spunto da qui, la seconda parte del programma radiofonico 24 Mattino di oggi, in onda su Radio 24.

Sono complessivamente 2000 le ordinanze di richiese di demolizione pervenute all’ente Parco del Vesuvio dal 1997 ad oggi. Di contro sono pochi, dell’ordine delle decine, gli abbattimenti materialmente eseguiti. Lo apprendiamo dalle parole di Ugo Leone, l’ex Presidente, ora commissario straordinario del Parco, intervistato da Alessandro Milan nel programma radiofonico 24 Mattina: “Da quella data al 2005 sono stati effettuati, nell’area del Parco, solo 35 abbattimenti. Dopo un’interruzione, da un paio di anni gli abbattimenti sono ripresi. Ciò in seguito ad un accordo con le procure di Napoli, Nola e Torre Annunziata.”
I problemi principali, come fa intuire il Commissario straordinario, sono di natura burocratica: fra il riconoscimento di un abuso, l’iter giuridico, le varie sentenze, ed infine il momento in cui le sentenze passano ingiudicate e dunque il Parco può intervenire, passano almeno 3-4 anni. Il Parco ha la capacità economica, finanziato dal ministero dell’ambiente, di eseguire gli abbattimenti, ma Leone evidenzia come poco o nulla si possa fare, se i comuni non intervengono poi con la propria capacità tecnica. .

Alla discussione partecipa anche il Sindaco di Terzigno, Stefano Pagano, che parla di convivenza dei cittadini con il Vesuvio, evidenziando la necessità, non tanto di snellire le aree, quanto di metterle in sicurezza. Accenna in particolare all’eruzione del 1944 e la cita, non come se fosse stata l’ultima, ma l’unica. Ritiene inoltre sbagliata la questione degli abbattimenti, argomentando che gli abusi sono di vecchia data risalendo a circa trenta anni fa. A suo avviso una messa in sicurezza sarebbe sufficiente. Secca la domanda di Milan: “Sindaco, ma è possibile mettere in sicurezza alle pendici del Vesuvio?” “I guai sono successi da tutte le parti”, risponde perentorio.

Leone evidenzia come ci siano molti problemi imputabili a quella che lui definisce la perdita di memoria: nel 1951 vivevano nei 18 comuni del Parco 320.000 persone, oggi circa 520.000. Questo numero non la dice tutta se non si considera che alla crescita demografica si è accompagnata una ancor più forte cementificazione. Poichè “il rischio Vesuvio è però non solo legato alla probabilità, ma alla vulnerabilità dell’area”, Leone evidenzia la necessità di incidere proprio su questo fattore. “I cittadini vanno difesi anche da se stessi – conclude il Commissario – perchè non si rendono conto dell’importanza della vulnerabilità dell’area. Le vicende del 79 d.c., del 1631, ci insegnano infatti che il Vesuvio è un vulcano esplosivo.”

“Dovremmo tutti andarcene via?” Chiede allora Milan. Prende la parola Leone: “Il principio dell’intelligenza umana è quello della convivenza con il rischio. Certo la convivenza con un rischio vulcanico è molto più difficile, anche impossibile nel momento in cui l’eruzione è in atto. Una cosa è l’Etna che è di tipo effusivo, l’altra è il Vesuvio che è di tipo esplosivo. Tutte le aree vulcaniche della terra attirano la popolazione. La convivenza dovrebbe così avere la capacità di ridurre la vulnerabilità.”

Interviene alla discussione un ascoltatore, Sebastiano, professionista di San Giuseppe Vesuviano, che denuncia come, per quello che riguarda le abitazioni a Terzigno, nessuna sia stata costruita con licenza edilizia, e pertanto tutte siano abusive. Non solo, ma il fenomeno non sembra arrestarsi ancora oggi, in quanto molti bar del centro cittadino, chiudendo illegalmente i famosi “dehors”, aumentano i volumi abitativi. Una situazione nota anche dalle nostre parti. Al Sindaco Pagano non resta che ammette l’abusivismo, imputandolo in parte al mancato rilascio deicondoni.

Dopo la doverosa invocazione di San Gennaro, si passa ad affrontare la questione dei piani di evacuazione:”Sindaco, è tutto a posto dal punto di vista dell’evacuazione? “Si tratta di piani sovra comunali che cambiano continuamente” risponde Pagano. Detto ciò il Sindaco ammette, in barba ad ogni piano ed organizzazione possibile, che se dovesse succede qualcosa, “ogni terzignese andrebbe per i fatti suoi senza seguire nessuno”. “Questa è la realtà”, conclude.
Di altro avviso è invece Ugo Leone che, riguardo la questione sicurezza interviene evidenziando il lavoro svolto dalla Protezione Civile: “La Protezione Civile, ha redatto una prima versione del piano di evacuazione nel 1995 cui sono seguiti continui aggiornamenti. L’ultimo è di qualche mese fa. Nella zona rossa rientrano ora 25 comuni, due quartieri orientali di Napoli, e 700.000 persone. Questa cosa però non la sa quasi nessuno. Nè i cittadini dei comuni dell’area rossa, nè i cittadini che dovrebbero riceverli. Non sono mai state fatte, per quanto io sappia, esercitazioni. Se i vulcanologi hanno ragione di dire che il rischio vulcanico è prevedibile con un certo anticipo, questo significa che ci sarà il tempo possibile per far andare via le persone, ma è necessario che vengano educate e preparate, anche attraverso le esercitazioni.”

Conclude ironico Milan, e qui è necessaria una pausa di riflessione, : “confidiamo nella capacità di ogni terzignese di cavarsela da solo.”

Un concetto che andrebbe esteso?

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