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Il sentiero n°7 del Parco Nazionale del Vesuvio “La Profìca Paliata”

Autore Immagini e TestoCiro Teodonno
Nome SentieroLa Profica Paliata
Numero Sentiero7
Colore Identificativo Marrone
Lunghezza 6,5 km A/R
Dislivello positivo   560
Tempo di percorrenza medio   3 ore A/R
DifficoltàE-CAI (escursione semplice)
Traccia gpxDownload*

Il Vallone della Profìca, che prende il suo nome dalla variante dialettale del caprifìco, ovvero il fico selvatico, è il più rurale e il meno noto della sentieristica ufficiale, un’occasione per conoscere da vicino le colture vesuviane ma anche un’occasione persa per il rispetto e la salvaguardia del territorio.

Il sentiero, che in sé non è mai stato molto lungo (1.579 m lineari nel suo vecchio tracciato) si perdeva nel bosco misto mesofilo (che predilige condizione medie di teperatura ed umidità), anche se non comportava grandi difficoltà nel trovare il suo congiungimento con i sentieri 1 e 2 del Parco. Ad ogni modo il tracciato è stato in parte cambiato deviandolo leggermente verso nord-ovest sui 370 m.slm. congiungendolo, sempre verso i sentieri 1 e 2, ma all’altezza del rifugio degli operatori forestali della Provincia.

Casa dei forestali a fine corso
Entrata nel bosco con opere di ingegneria naturalistica

Di positivo su questo nuovo tracciato ci sono le opere di regimazione delle acque meteoriche infatti, per quanto non presentasse grosse emergenze dal punto di vista idrogeologico, il sentiero è alquanto scosceso ed è noto, a chi conosce la zona, la grande quantità di materiale piroclastico (sabbia vulcanica) che si riversa sulla via Zabatta in occasione delle copiose piogge autunnali. Per questa ragione è stato attrezzato con oltre una ventina di pozzetti di captazione della acque meteoriche. Tali strutture sono state costruite tutte in legno e contemplano anche una piccola rampa che permettere agli animali di non rimanere intrappolati nei pozzi.

Inizio della scalinata

Inoltre, sul nuovo tracciato, è stata realizzata, oltre ad una piacevole area di sosta, una splendida scalinata che grazie a tre rampe supera agevolmente un primo importante dislivello. Purtroppo questi 180 metri di scalinata sono le uniche opere di ingegneria naturalistica che troveremo fino al termine del percorso a quota 730. Fatta eccezione dei numerosi segnavia che ci guideranno lungo il ripido sentiero.

Fine del tratto attrazzato ed inizio della parte più ripida

A ciò, e cominciamo con le note dolenti, va purtroppo aggiunto che il bellissimo tratto di sentiero che va dalla scalinata fino alla “Baracca Forestale” è costellato dagli spuntoni delle piante tagliate per aprire il nuovo sentiero nella fitta boscaglia, molto pericolosi, soprattutto in fase di discesa.

Inizio rurale del sentiero

A questo aggiungiamo che il tratto iniziale del sentiero, a partire da quota 175 m., quello prevalentemente rurale, è, come già in passato abbiamo fatto notare, luogo di scarico di rifiuti d’ogni genere. Il resto del percorso denota, fino ai 300 m. un grande movimento di terra, compattata lungo i versanti dello stradello ma senza opera alcuna di contenimento reale e soprattutto mostra la stratificazione del rifiuto accumulato negli anni passati. Si spera che le belle e utili opere di regimentazione delle acque poste a monte e ancora in via di completamento, possano limitare il flusso idrico a valle e il dilavamento di suddetti versanti.

Il nuovo percorso con evidenziato il tratto attrezzato

Questo che seguono sono invece le indicazioni per raggiungere il sentiero: dall’uscita di Ottaviano della SS-268 si segue la strada principale che, sotto diversi nomi, attraversa, in linea pressoché retta, la cittadina di Ottaviano fino a San Giuseppe Vesuviano. Svoltato a destra al primo bivio che s’incontra (che coincide col confine amministrativo con San Giuseppe) si segue via Zabatta  fino  al  rione  di  Santa  Maria  la  Scala,  all’altezza  della  chiesetta omonima si svolta a destra e si sale, percorrendo l’impermeabile lastricato di via Profica Paliata, fino all’imboccatura del sentiero.

All’altezza del civico 39, a quota 198 m.slm., ha inizio il nostro itinerario che, dopo il lastricato di recente istallazione, si interrompe lasciando spazio a un ancor più sgradevole alternarsi di sterrato, cemento e asfalto.  La  cornice  dei  noccioli  placherà  col  suo massimo fulgore la deprimente visione delle brutture ivi presenti e ci accompagnerà nel tratto iniziale dell’itinerario.

La sovrapposizione del nuovo e vecchio sentiero

Il percorso non è difficile e s’inerpicherà gradualmente sulle pendici del Somma. La segnaletica è di recente istallazione e il colore dei segnavia è il marrone. È comunque necessario fare attenzione ai numerosi bivi che conducono ai tanti fondi privati; questi talvolta offrono dei piacevoli scorci panoramici che varrebbe la pena ammirare ma sempre col dovuto rispetta per la proprietà privata. Per evitare di perdersi o di fare giri inconcludenti è opportuno seguire le seguenti indicazioni.

Al primo bivio che si incontra si svolterà a destra poi a sinistra alla seconda biforcazione, seguendo le indicazioni di un ristorante. Sempre a sinistra si gira una volta giunti al terzo incrocio. Bisogna poi seguire sempre il cammino principale senza mai svoltare però, al bivio sormontato da un alto  eucalipto si svolterà ancora a sinistra. Al quinto bivio svoltate a destra, poi, al seguente, a sinistra, dove, finalmente, a quota 325, dopo 1,68 km di passeggiata, il percorso acquisisce finalmente la connotazione classica di un sentiero naturalistico. Sarà inoltre riparato dalla fitta vegetazione, in prevalenza pini domestici, ma anche imponenti roverelle (quercus pubescens), produttivi castagni e le odorose ginestre che, con le loro fronde e profumi invaderanno il percorso nel periodo primaverile.

La sovrapposizione fra vecchio e nuovo sentiero – 2

Il sentiero prosegue più gradevolmente fino al settimo bivio dove svoltiamo a destra e dove a 350 metri sul livello del mare troveremo la nuova segnaletica che ci condurrà alla scalinata e da lì a monte, in maniera più o meno lineare ma molto ripida.

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